Giangurgolo: la maschera calabrese

Giangurolo: La maschera calabrese

Giangurgolo! Chi era costui? Si tratta della maschera calabrese della commedia dell’arte per eccellenza, al pari dei blasonati Arlecchino,Pulcinella, Colombina etc. Il suo nome significa Gianni Golapiena o Gianni Boccalarga, cioè una persona chiacchierona e soprattutto ingorda. Ma non solo! Giangurgolo è l’espressione di un signorotto sfacciato e spaccone… e bugiardo. Nella sua personalità si finge erudito e forte con i deboli e debole con i forti; gran adulatore barocco e sfarzoso con le donne le quali spesso lo deridono e lo prendono in giro. Chi conosce la storia di Giangurgolo sa benissimo che i colori del vestito non sono casuali: il costume è costituito dai colori degli Aragonesi, da un colletto arricciato alla spagnola, un corpetto a righe gialle e rosse, un cinturone con appesa una spada, pantaloni alla marinara e calze bianche.
Giangurgolo viene rappresentato per mettere in imbarazzo i dominatori mettendone in risalto l’arroganza e l’ingordigia, considerati bravi solo a parole come succede attualmente per alcuni nostri politici di “alto profilo”. Una delle leggende che contraddistinguono la maschera calabrese narra che un giorno salvò uno spagnolo aggredito da alcuni briganti della Sila, ma il malcapitato morì e per riconoscenza lasciò tutte le sue ricchezze. Per contrastare l’occupazione spagnola insieme ad altri attori organizzò uno spettacolo satirico in modo tale da suscitare l’indignazione tra il pubblico e incitarli alla rivolta. Dopo aver subito una condanna a morte Giangurgolo si rifugia in Spagna ma la sua tragica fine avviene dopo un rientro a Catanzaro nell’abbracciare un amico di teatro ammalato di peste.

Nel proporre in questo articolo la maschera di Giangurgolo è il solo modo per parlare ancora a grandi e piccini della bellezza dell’arte e della vita, dei vizi e delle virtù di un popolo che ancora spera e si arrocca nelle sue tradizioni. E allora nel mio piccolo ruolo di maestro e di giullare in questo periodo carnevalesco voglio omaggiare Giangurgolo con questa mia composizione:

Giangurgolo

Indosso i colori di Spagna
vi irrido e poi mi chino
a voi baroni con faccia sdegna
per esser solo un malandrino.

In pugno, e sfodero la mia spada,
solo versi e le mie parole sono
miseria e fame per la strada
son Re! Buffone senza un trono.

Tra monti e mare di questa terra
alzo il calice al volgo calabrese
e voi contadini e  zappaterra
m’inchino e vado via senza pretese.

Michele Cirelli.

Pubblicato da Michele Cirelli

Psicologo, PhD & Docente di Scuola dell'Infanzia